Storia del Palazzo di Giustizia

Le sculture del palazzo

La scultura - come la pittura e il mosaico - furono chiamati ad arricchire le severe linee architettoniche del palazzo, attraverso l'opera - per un totale di centoquaranta pezzi - di artisti insigni, che espressero la loro arte sul tema suggestivo della Giustizia. Così cui tre portali d'ingresso verso via Freguglia - in serizzo della valle Antigorio - nella parte terminale spiccano bassorilievi simbolici dello scultore Fausto Melotti; mentre sulla facciata posteriore, in via S. Barnaba, ai due lati risaltano bassorilievi di Corrado Vigni, e sui tre portali d'ingresso - in serizzo - quelli del Melotti. Il cortile d'onore - rivestito in marmo botticino - reca al centro la più grande statua del palazzo, la "Giustizia", opera - non tra le migliori - di Attilio Selva, in porfido rosso. Essa appare seduta su un alto parallelepipedo - in botticino con zoccolature in ceppo policromo - e regge, realizzati in bronzo dorato, nella destra scudo e lancia e con la sinistra appoggia sulle Tavole della legge; una raggiera d'oro cerchia il volto "veristico e sgrossato", eseguito, unitamente alle braccia, in marmo di Vallestrona.

Corte di Appello